Cosa c’è dietro una newsletter?

20 Giugno 2017 - Digital transformation

La newsletter è, a torto o ragione, ritenuta dagli esperti un fondamentale strumento di marketing digitale.

Fiumi d’inchiostro sono stati versati per trovare la formula della newsletter perfetta: renderla stuzzicante, inventarsi ogni volta un oggetto che incuriosisca, mai inviarla il venerdì pomeriggio, e mille altri piccoli stratagemmi studiati apposta per invogliare l’utente ad aprirla.

Benissimo. E se poi questa newsletter infallibile arriva “spaccata”, con immagini inguardabili e un testo dalla formattazione imbarazzante? Il risultato sarà molto probabilmente quello di finire nel cestino senza essere letta, o magari farci guadagnare un biglietto di sola andata per la lista dello spam. Un disastro, insomma.

E la “colpa” di chi è? Del programmatore, ovvio. Un facile capro espiatorio.

Ma la domanda sorge spontanea: cosa avrebbe potuto fare per evitarlo? Molto probabilmente nulla.

In fondo, la newsletter non è altro che un’email inviata a un gruppo solitamente molto numeroso di destinatari, che ognuno di loro la riceverà su computer, device, sistemi operativi e di messaggistica differenti. Praticamente impossibile prevedere tutti i possibili “devastanti” incroci.

Quello che si può fare è realizzarla con la massima accuratezza dal punto di vista della programmazione, ottimizzarla per i più comuni provider di posta, e poi… incrociare le dita.

 

Professionalità, programmazione e tante prove

Questo non significa che per ottenere un buon risultato ci si affidi al caso: ci vuole invece competenza, professionalità e un bel po’ di lavoro.

Tanto per capirci qualcosa in più, vediamo in sintesi il percorso operativo che porta al momento del fatidico click sul pulsante “invio”.

Il testo della newsletter viene prima montato in html e poi inserito nella piattaforma dedicata PhpList che permette l’anteprima della visualizzazione finale dell’utente; infine, si effettuano diverse prove di invio prendendo in considerazione le variabili sopra accennate.

Quando tutto sembra in ordine si procede con l’invio “reale” alle liste di indirizzi prescelte, con la possibilità aggiuntiva, offerta dal sistema, di effettuare delle selezioni “mirate” ad esempio per fasce di età, sesso, località o altro.

PhpList è un sistema molto versatile che raccoglie anche statistiche preziose per il cliente: chi e quando ha aperto la newsletter, quale link è stato cliccato, quante volte, da dove, ecc.

Naturalmente per settare correttamente ogni impostazione bisogna sapere con precisione ciò che si sta facendo e cosa si vuole ottenere; inoltre vanno rispettate alcune “regole” nell’html per evitare che i provider riconoscano il messaggio come indesiderato.

 

I nostri dati sono al sicuro?

Una questione molto dibattuta in tema newsletter è quella della tutela della privacy.

È noto che alcune società offrono un servizio gratuito di gestione e invio dei messaggi, a fronte di una cessione delle liste.

Normale quindi che clienti e utenti, quando si parla di indirizzi, vogliano essere certi che questi non possano in alcun modo essere divulgati a soggetti terzi e quindi essere utilizzati per invii non controllabili.

Quello della riservatezza dei dati non è però un problema con PhpList, in quanto si tratta di una piattaforma open source il cui codice sorgente può essere importato e modificato a piacimento, con il risultato che tutto resta nel server del gestore, liste di indirizzi comprese, sotto il suo totale controllo.

 

Mail tester

Alla fine, via con le prove di invio! Un grande aiuto arriva in questo senso da un semplicissimo tool online chiamato Mail Tester, in grado di misurare il livello di spam della newsletter, ovvero di dirci se il nostro messaggio raggiungerà o meno i destinatari.

Il programma funziona generando un indirizzo causale a cui inviare la newsletter, e in base alla valutazione effettuata tramite un algoritmo basato su alcuni parametri cruciali; in pochi secondi fornirà il responso sotto forma di un punteggio da 1 a 10, dove 1 ci segnala che la newsletter “non vedrà mai la luce di una inbox” e 10 che è perfetta per l’invio.

Come detto, non c’è modo di avere certezze assolute a riguardo, ma almeno a questo punto avremo fatto tutto il possibile per minimizzare gli errori.

La prossima volta che riceverete una newsletter pensate dunque al grande lavoro di back-end che si cela dietro questo semplice messaggio, e se non si visualizzerà perfettamente portate pazienza: abbiate un filo di comprensione per il povero programmatore che l’ha realizzata e dategli almeno un’occhiata… compassionevole.

Carmelo Raimondo

Software Developer & DB Specialist