L’importanza dei link spontanei

15 Luglio 2021 - Digital transformation

I link nella strategia SEO rivestono un ruolo di fondamentale importanza fin dagli albori di Google. L’innovazione che ha reso Google fin dalla sua creazione nel 1998 il più importante motore di ricerca al mondo, è da ricercare nel suo algoritmo PageRank, che, fondamentalmente, “ordinava” i risultati di ricerca in base al numero di link in ingresso.

Dopo 20 anni, l’attività di link-building riveste ancora un ruolo fondamentale.

Google divide i link in ingresso in due tipologie:

  • i link “artificiali” (che vengono generati dall’attività di link-building degli Esperti di SEO)
  • i link “spontanei” (che vengono generati spontaneamente dagli utenti che navigano il sito in base alla qualità del testo della pagina)

A partire dal 2012 (anno di uscita di Google Penguin – che nel 2016 è entrato ufficialmente a far parte del “core Algorithm” di Google) l’azienda di Mountain View ha speso molte delle sue energie e risorse per riuscire a distinguere tra le due tipologie. E dopo 6 anni è diventata molto brava.

E ovviamente preferisce di gran lunga i link spontanei.

Ciò non vuol dire che le attività di link-building non sono più efficaci (vanno sempre effettuate con criterio e metodi sofisticati), ma che è necessario focalizzarsi sempre di più sul link earing (che può tranquillamente essere tradotto come “guadagnarsi dei back-link in ingresso”)

Ma se è facile intuire come di “costruiscono” i link, è più difficile immaginarsi come questi possano essere “guadagnati”

Per fare in modo che gli utenti, spontaneamente, pubblichino un link verso il nostro sito è necessario prima di tutto veicolare traffico di qualità sul sito.

Non è un caso, infatti, che un’analisi fatta da SEMrush nel 2017 (che ha esaminato 17 fattori quali-quantitativi comuni ai siti posizionati nelle prime posizioni per circa 600.000 keywords) ha individuato che esiste un rapporto tra fattori statistici del sito (numero di visite dirette, buonce rate, tempo sulla pagina, … ) e il posizionamento.

Una volta che si è riuscito a veicolare traffico sul sito (con attività social, con promozioni, con newsletter, con attività di passaparola …)  è necessario mostrare agli utenti dei contenuti originali, di qualità e che rispondano alle esigenze e alle richieste degli utenti.

Inoltre, è necessario lavorare sulla user experience del sito così da invogliare l’utente a proseguire la navigazione. Anche le call to action che invitino gli utenti a partecipare (con condivisioni, con commenti, con recensioni, … ).

In questo senso, è necessario impostare una buona strategia di linking interno al sito: i link interni sono importanti perché in grado di “guidare” i visitatori dalla landing page (ovvero la prima pagina che visualizzano) alle pagine che possono essere maggiormente condivisibili dagli utenti.

Queste pagine possono essere, ad esempio,

  • pagine informazionali (guide, how-to, case studies).
  • Pagine di intrattenimento o engaging (infografiche, quiz, test).
  • Pagine che rivestono utilità pratica (strumenti e calcolatori).
  • Pagine di news e aggiornamenti

È importante sottolineare che, in base al target e alla sorgente di ingresso, le landing page e le pagine “condivisibili” possono essere (quasi certamente lo sono) differenti.

È necessario quindi che la strategia di internal linking sia personalizzata in base alle esigenze e alle sezioni del sito.

Per questo molti SEO stanno utilizzando sempre più le pillar page.

Queste sono pagine che trattano un argomento in modo abbastanza generico (per coprire tutti gli aspetti utilizzando keyword generiche), a cui sono collegati, attraverso link, gli articoli specifici e dettagliati (cluster content) che servono per posizionarsi per keyword più specifiche.

Utilizzare le pillar page è una strategia delicata: se non si sta attenti, si rischia di incorrere in gravi penalizzazioni quali le doorway page (pagine che ospitano contenuti testuali composti solo da parole chiave e link e non rilevanti).

Matteo Civillini

SEO, SEM & Data Specialist